Quella di oggi è una occasione che non possiamo perdere perché a mio parere ci consente di partecipare attivamente alla vita sociale del nostro Paese. E’ un botta e risposta con i nostri Governanti, l’occasione preziosa per far sapere che per noi cittadini, contrariamente a quanto in passato ha caratterizzato la nostra Terra, pretendere giustizia è un nostro diritto e non più un privilegio barattato. E così si sappia che ci piace vivere in una Nazione libera, democratica, degna di mostrarsi con onore nella scena internazionale.
Una Nazione di cui ci si possa fidare e a cui affidarsi senza l’ombra del sospetto, che guidi il suo Popolo per mano specie nei momenti più difficili come quelli attuali.Facendo giungere la nostra voce là dove si prendono le decisioni importanti, e non solo accendere i riflettori su diverse emergenze i cui nomi sono mafia, corruzione, illegalità, ingiustizia…che vero è che riguardano soprattutto il nostro Sud, la nostra Terra di Sicilia, di cui si parla molto e concretamente poco si fa ma, anche e soprattutto, l’occasione buona per smascherare Chi sostiene che è meglio non parlarne e chiudere frettolosamente certe vicende, dare fastidio a chi ha preconfezionato, studiandole a tavolino, sentenze su misura. E’ tempo di esigere chiarezza, di far sapere che non ci accontentiamo più di tutto ciò che per troppo tempo ci hanno fatto, malgrado tutto, digerire.
Mi piace ancora credere in una Nazione che assegni e mantenga al giusto posto le persone giuste, professionalmente capaci ma che posseggano nel contempo le indispensabili doti di onestà e libertà di giudizio, non scoraggiandole o abbandonandole al loro destino o che peggio ancora, relegandole ad uno isolamento forzato, vengono consegnate alla mafia e tutto ciò non inconsapevolmente. Uomini che si espongono con coraggio in prima linea per il bene del Paese e non piuttosto per portare lustro alla propria persona. Uomini che spesso si è ritenuto ben volentieri di farne a meno, perché con loro si rischia di svegliare le coscienze. E allora sembra giunto anche il tempo di far sapere che non crediamo e non abbiamo mai creduto in verità, ai trasferimenti degli Uomini migliori, edulcorati da ingannevoli promozioni, guarda caso quando sembrano essere vicini alla verità. Ci sia data spiegazione vera e più convincente.
Che non ci si debba più chiedere dov’è lo Stato. Ben sappiamo come questo purtroppo spesso si neghi, come sia assente ingiustificato, nascondendosi nel suo apparente silenzio e quando questo viene meno, spesso lo fa servendosi dei suoi uomini peggiori per disobbligarsi con loro e con i quali scende a patti e si compiace e poco importa se deve rispondere con ingiustizie e calpestare la dignità di chi non sta al gioco.
Pertanto, auspico un imminente ritorno dell’Italia e degli Italiani, la riconciliazione tra lo Stato e il suo Popolo, anche se ciò deve passare sia pure da una civile ma massiccia mobilitazione fra coloro che, spero in molti, si riconoscono nell’aspirazione nostalgica di volere recuperare la loro Italia migliore, orgogliosa, quella vincente. Una conciliazione a lungo anelata ma che è ancora possibile.
Auspico un ritorno al coraggio per la conquista dei propri diritti come naturali, che non siano più oggetto di lotta, il rispetto del vivere civile; una vivacizzazione soprattutto dei nostri giovani sottoposti quotidianamente a terapia di sedazione, di assuefazione al lavoro che non c’è e ben che vada ad un triste precariato perché meno esigente, sottovalutandone il grave contagio in altri aspetti della vita ma soprattutto li rafforza nella privazione della speranza che è piuttosto bagaglio necessario per condurre le battaglie buone della vita.
Auspico una forte levata di scudi, uno slancio, una mobilitazione sempre più compatta, sia pure pacifica ma ferma e convincente perché si spodestino i falsi profeti che indossano l’abito indegno di uomini di Stato.
Pretendiamo verità e miriamo al recupero dell’orgoglio di essere Trapanesi, palermitani, calabresi, milanesi…ITALIANI.
Un ritorno dei talenti, delle virtù, dei meriti.
Oggi da questo piccolo fazzoletto di Terra premiata dalla natura ma più tristemente nota per la sua atavica condizione di subordinazione alla mafia ed alla criminalità organizzata, ci giunge chiaro, forte e positivo l’invito a coltivare la speranza contro ogni rassegnazione a prendere parte ad una ambiziosa iniziativa portata avanti da un numero sempre più crescente di Associazioni e di Uomini Liberi, con l’orgoglio ormai noto che si spera possa allargarsi come una forma di epidemia positiva, al resto del Territorio Italiano. E’ un invito rivolto specie a chi riveste ruoli di responsabilità civile in ogni ambito della vita sociale a non venir meno ai loro compiti. Un appello perché ci si possa aprire ad un processo di reale e concreto riavvicinamento delle Istituzioni ai Cittadini violentemente depauperati e svuotati dei loro naturali talenti e degli irrinunciabili valori legati all’essere Uomini per eccellenza.
La conoscenza del fenomeno mafia sia da ora in poi solo un triste passato della nostra storia e del quale però se ne conservi memoria, da non sottovalutare e temerlo come possibile rischio sempre in agguato.
Uniamoci senza aver timore di essere sopraffatti, mostriamo di non cedere, di non avere paura e mettiamo in ginocchio quella parte del nostro Stato che purtroppo ha scelto di essere assente, di favorire la corruzione mostrandosi a volte forte con i bisognosi e debole e accondiscendente con i poteri forti e occulti, apertamente complice di scellerati progetti che ad ogni costo ci vengono propinati come eccellenti, mortificando così anche l’intelligenza umana.
Diciamo basta una volta per tutte a tutte quelle eccellenti combinate tra mafiosi politicanti e burocrati, smascheriamoli e chiamiamoli per nome. Diciamo basta ad uno Stato che non scenda a compromessi di nessun genere ma che attraverso gli Uomini migliori, selezionati non per le potenti appartenenze ma per il loro credo, la loro coscienza e le capacità individuali perché diventino patrimonio comune, degli Italiani tutti.
Convincersi che ne vale la pena, che non c’è sfida che non si possa affrontare se la posta in gioco è la inversione di tendenza ad un comportamento virtuoso ispirato ai principi di correttezza e di buona fede, alla diligenza del buon padre di famiglia in grado di mostrarsi concretamente come garante inflessibile di libertà, giustizia, legalità, dignità; uno “Stato non più visto come una serie di strutture burocratiche incapaci di offrire servizi e soddisfare i bisogni della collettività ma che dunque colmi le distanze, eliminando una pericolosa tendenza alla disaffezione per i diritti e la legalità”.
9 gennaio 2014
Fulvio Sodano
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